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Dopo la iniziale conquista dei territori d’Italia, operata sotto la guida di Alboino a partire dal 568, dopo il suo assassinio a Verona (572) e dopo la morte violenta del secondo re, Clefi (574) seguì un decennio di anarchia, in cui i duchi si occuparono unicamente di rafforzare i propri domini. Il Regno longobardo doveva ancora prendere forma e consolidarsi, tanto al Nord quanto al Sud della penisola. Nella suddivisione dei territori di dominazione longobarda nel Nord Italia iniziavano a distinguersi due grandi aree, separate dal corso dell’Adda: la Neustria, a Ovest del fiume e, ad Est, l’Austria in cui - in luogo dell’antica metropoli di Aquileia - primeggiava la capitale del Ducato del Friuli, Cividale (Forum Julii).
Longobardi in Italia, seconda fase
Il nuovo interesse dell’Impero di Bisanzio per le sorti della penisola italiana e la sua alleanza con i Franchi convinse i duchi a darsi un’organizzazione più stabile. Fu dunque eletto un nuovo re, Autari, figlio di Clefi. Come prima mossa politica il re cercò, senza successo, un’alleanza matrimoniale con i Franchi. Quindi si rivolse a un nemico dei Franchi, il duca dei Bavari Garipald cui chiese in moglie, ottenendola, la figlia Teodolinda. Il matrimonio - celebrato presso Verona nel 589 - durò un solo anno: Autari morì e i duchi - fatto straordinario - lasciarono che la giovane regina scegliesse da sé il nuovo marito e il nuovo re, il duca di Torino Agilulfo. Era il nuovo inizio della storia longobarda d’Italia che troverà nel nuovo fulcro di Monza e della Brianza il motore del suo sviluppo.
Teodolinda, linea dinastica
A una donna, dunque, la decisione su chi doveva guidare il regno: un atto inconsueto da parte dei duchi che volevano forse evitare nuove tensioni. D’altra parte, va messo in conto l’altissimo prestigio dinastico di cui era portatrice Teodolinda, bavara per parte di padre. Per parte di madre - Waldrada - la giovane regina discendeva sia dalla più nobile Dinastia longobarda, quella dei Lethingi, sia della dinastia reale dei Gepidi. Linee di sangue diversificate e certamente importanti per un popolo che, sotto il nome dei Longobardi, raccoglieva un insieme di stirpi germaniche: sassoni, eruli, gepidi, turingi, sarmati, juti e goti. Teodolinda scelse dunque come marito un nobile turingio della Dinastia degli Anawas, Agilulfo duca di Torino, acclamato poi dagli altri duchi longobardi come nuovo re.
Consolidamento del Regno
All’azione di Agilulfo - abile condottiero - si devono nuove e importanti conquiste territoriali in Emilia e Veneto e ripetuti, vittoriosi scontri con le forze bizantine e franche, alternati da tregue effimere. Primo atto del re nello stesso anno dell’elezione (591) fu la conquista dell’Isola Comacina, occupata dal duca di Bergamo Gaidulfo a lui ribelle. Seguiranno tensioni e accordi con Papa S.Gregorio Magno con cui Teodolinda intrattenne stretti e proficui rapporti. Con Agilulfo e Teodolinda prese avvio anche la lenta assimilazione e fusione di costumi germanici con costumi e mode di tradizione romana.
L'eredità di Teodolinda
Di forte personalità ed influenza, la regina determinò molte fasi della storia del Regno, operando in stretto contatto con Papa San Gregorio Magno che in Teodolinda individuò il punto di riferimento per operare la conversione dei Longobardi al Cattolicesimo.
Teodolinda volle la costruzione di un suo palazzo a Monza lungo le amene rive del Lambro, avviando così la straordinaria tradizione regale di quello che era ancora un piccolo villaggio (Modoetia). E qui la regina volle erigere anche un oraculum, cappella palatina con funzioni aggiunte di battistero, e primo nucleo del Duomo di Monza, oltre che simbolo e ancor oggi riferimento assoluto del suo intento politico-religioso di accostare il popolo al Cattolicesimo romano. Da qui la significativa intitolazione del Duomo a S.Giovanni Battista. Teodolinda - che, alla morte di Agilulfo (616), divenne reggente in nome del figlio Adaloaldo - dette avvio alla Dinastia Bavarese dei re longobardi, quella di fatto proseguita dalla figlia Gundeperga. Dinastia alla quale va ascritto il merito di aver eretto il Cattolicesimo a religione ufficiale del Regno. Tra le numerose opere avviate dalla regina e dal secondo marito, spicca la concessione al monaco irlandese S. Colombano di terre a Bobbio ove il predicatore eresse il celebre monastero che diverrà uba tra le più prestigiose fonti della cultura altomedievale. Nell'arco del suo lungo dominio, Teodolinda lasciò una profonda e perdurante impronta sia nella grande storia sia nella memoria collettiva e nella religiosità popolare delle genti lombarde e, in modo particolare, di quelle monzesi e brianzole. Ma soprattutto dette avvio allo straordinario percorso di sintesi culturale-religiosa da cui prese origine il primo nucleo della vera e propria "Cultura europea".
Gundeperga regina
Seppure molto più tenue rispetto al segno impresso nella storia dalla madre, il passaggio di Gundperga nella storia del Regno longobardo e della tradizioni monzesi è comunque significativo. Anzitutto per la continuità della politica di avvicinamento al cattolicesimo romano. In prime nozze Gundeperga andò sposa al duca di Torino Arioaldo, di fede ariana. Questi verso il 625 spodestò Adaloaldo, fratello della moglie, per imporre la linea ariana ai vertici del Regno. Gundperga - accusata di connivenza in una congiura - fu rinchiusa nel castello di Lomello. Un’ordalia la scagionò e Arioaldo la richiamò a sé a Pavia, stabilendo nel contempo buoni rapporti con il Papa Onorio.
Alla morte del re (636) i duchi - come già accaduto con Teodolinda -affidarono alla stessa Gundperga la scelta del nuovo marito e nuovo re. La regina indicò il duca di Brescia Rotari, della stirpe degli Juti e della dinastia degli Arudi. Rotari, ariano, accettò la posizione cattolica della regina, proseguendo sul piano militare nelle conquiste territoriali (Liguria e Oderzo nel Veneto). Emula della madre, Gundeperga fondò a Pavia la basilica di San Giovanni Battista di cui oggi esistono solo la memoria storica e alcune ipotesi archeologiche. Nel 643 Rotari emanò il celebre Editto che porta il suo nome con cui per la prima volta vennero codificate le tradizioni legislative orali dei Longobardi, inserendo anche elementi derivati dal diritto romano: prima fondamentale evidenza scritta dell’opera in atto per amalgamare le tradizioni germaniche con la cultura classica-romana.
L’età di Berengario I
Di nobiltà franca, divenuto marchese del Friuli (874), re d’Italia nell’88 e imperatore nel 915, Berengario I fu munifico nei confronti del duomo di Monza al quale evidentemente si riconosceva massimo prestigio. Ad esso donò - oltre ad altri manufatti e Codici liturgici - due gioielli d’oreficeria prodotti tra il IX e il X secolo: la Croce del Regno (reliquiario in oro e pietre preziose) di cui si ornarono i re d’Italia all’atto dell’incoronazione con la Corona Ferrea e il Reliquiario con il dente di S.Giovanni Battista. Ulteriore prezioso dono, il dittico in avorio noto come “Dittico di Stilicone”, generale dell’imperatore Teodosio. Tre beni artistici visibili nel Museo e Tesoro del Duomo.
L’età dei Visconti
I Visconti , antica dinastia già presente nel X secolo che annoverò alti ecclesiastici, emerse con forza all’inizio del XIII secolo con l’arcivescovo Ottone. In lotta per la supremazia milanese con la dinastia dei Della Torre, i Visaconti risultarono vincitori nella decisiva battaglia di Desio (1277) e, sotto il loro dominio (protrattosi sino al 1447) fecero della Signoria e poi del Ducato di Milano una delle corti più potenti e ammirate d’Europa. Per rafforzare il loro prestigio, i Visconti elaborarono la loro relazione dinastica con le stirpi reali longobarde.
Rilancio del culto di Teodolinda e del ruolo centrale di Monza
In quest’ottica i Visconti rilanciarono il ruolo di Monza (conquistata da Galeazzo I nel 1325) e le tradizioni, mai sopite, relative al culto della regina Teodolinda. Un impegno speciale che motiva lo stretto collegamento tra l'epoca longobarda e il periodo visconteo, creando una singolare continuità di cui tener conto anche nella stessa strutturazione dell'Itinerario “Longobard Ways across Europe”. Ai Visconti si devono, infatti, la ristrutturazione del Duomo di Monza (commissionata da Matteo Visconti), la costruzione della Cappella di Teodolinda, la commessa per l’esecuzione del ciclo pittorico sulla biografia della prima regina (realizzato dalla bottega degli Zavattari) ed altri doni di prestigio. Sempre ai Visconti Monza deve la nuova costruzione del castello, la ricostruzione delle mura (entrambi oggi scomparsi) e la ristrutturazione di varie chiese ed edifici.